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Parlare perché si ha la lingua in bocca o per dare aria ai denti cioè parlare a vanvera, dire cose insensate, sono modi di dire che vengono spesso in mente quando si leggono alcune dichiarazioni di rappresentanti del nostro establishment, ma l’argomento scuola potenzia questa capacità di ribadire triti luoghi comuni con prosopopea di argomenti pomposi e reboanti. Infatti, sostenere che le vacanze scolastiche dovrebbero durare meno di tre mesi, potrebbe essere un’opinione seria se fosse vero che tutti gli studenti italiani sono in vacanza per tre mesi. Gli studenti della scuola superiore, ossia quelli che dovrebbero essere condannati al lavoro schiavile -cioè sobbarcarsi lavori molto gratificanti come scaricare le cassette e fare gli sguatteri, ma gratis, mentre finora potevano farlo a pagamento- non stanno in panciolle per tre mesi, perché molti devono frequentare corsi di recupero per affrontare gli esami di settembre, gli studenti dell’ultimo anno poi non solo devono affrontare gli Esami di Stato che terminano a metà luglio, ma devono anche studiare per i test universitari, che a volte non contemplano nulla di quanto hanno studiato fino al giorno degli orali.

Gli studenti dei tecnici e dei professionali sono da decenni impegnati in stage o in esperienze lavorative, soprattutto negli istituti alberghieri. Altri badano ai fratelli più piccoli o ai nonni, o comunque, aiutano i genitori, svolgono attività di volontariato. Tutti questi giovan signori pariniani e parassiti della società non mi sembra costituiscano la maggioranza degli studenti italiani. Certo sarebbe auspicabile che la scuola, dalla primaria alle superiori, avesse le risorse per organizzare soggiorni studio all’estero o soggiorni marini e montani, stage in aziende- non sfruttamento del lavoro minorile perché i pavimenti e i piatti da lavare li hanno anche a casa loro- oppure potesse organizzare corsi di potenziamento in alcune materie, attività sportive, visite a musei, a mostre, a città d’arte. Tuttavia, come abbiamo imparato quando insegnavano ancora la geografia, il carattere fondamentale del clima italiano è la mediterraneità, carattere che si riassume in quella solarità e luminosità del cielo che già durante l’anno impedisce di vedere sia lo schermo della LIM, senza le carissime tende ignifughe che nessuna scuola può permettersi, sia quello del PC, sia quello che c’è sulla più umile lavagna d’ardesia. Il sole che batte sui vetri fa passare la voglia e crea un microclima insopportabile già a maggio; tenere le finestre aperte a volte significa non udire più nulla o far entrare insetti e pollini che scatenano reazioni allergiche. Ovviamente, chi vive in confortevoli locali insonorizzati in cui vi è l’aria condizionata, forniti di mense con cibi ottimi, ambienti di lavoro ergonomici, con spazi attrezzati per attività ricreative e ha al polso orologi costosi non sa mai né che ora né che stagione sia per gli oi polloi che schiattano dal caldo nelle classi pollaio.