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La circolare n.4969 del 25/07/2014 relativa alla implementazione del CLIL nell'anno scolastico in corso sta creando troppa confusione e suscitando perplessità che rischiano di far perdere alla scuola italiana l'opportunità vera rappresentata dall'introduzione obbligatoria del CLIL nell'ordinamento. LEND esprime, con questo comunicato stampa, alcune considerazioni che nascono anche dal lavoro a scuola e nell'ambito della formazione docenti.
 
Comunicato stampa
NON ERA IL CLIL CHE SOGNAVAMO
 
LEND considera l’introduzione del CLIL nell’ordinamento della scuola italiana come un elemento di vera innovazione del curricolo. Tuttavia, riteniamo che la portata dell’innovazione si stia stemperando: il CLIL che viene immaginato dalla circolare n.4969 del 25 luglio 2014 non è quello che permetterà alla scuola italiana il cambiamento di cui ci sarebbe bisogno.
In particolare, la circolare consente l’impiego nella didattica della disciplina veicolata in lingua straniera anche del docente di disciplina “in possesso di una competenza linguistica di Livello B2 e impegnato nella frequenza dei percorsi formativi. L’avvio graduale, attraverso moduli parziali, può essere sperimentato anche dai docenti comunque impegnati nei percorsi di formazione per acquisire il livello B2”: alla luce di questa indicazione, si verifica come praticabile - e ampiamente praticata nelle nostre scuole! - l’ipotesi che possano insegnare, utilizzando la metodologia CLIL, docenti di disciplina inseriti nei percorsi di formazione aspiranti B2, ma con un livello di competenza linguistica di livello inferiore.
L'insegnamento CLIL è oneroso e non è legato ad incentivi o compensi aggiuntivi: è auspicabile, quindi, che si dichiarino disponibili ad assumersi questo gravoso impegno solo docenti in reale possesso della padronanza linguistica richiesta. Perché gli altri contribuirebbero a diffondere l'idea che il CLIL sia una metodologia che fa perdere tempo scuola.
Le indicazioni operative della circolare citata consentono “lo sviluppo di progetti interdisciplinari in lingua straniera nell’ambito del Piano dell’Offerta Formativa che si avvalgano di strategie di collaborazione e cooperazione all’interno del Consiglio di Classe”: questo darebbe, quindi, la possibilità di elaborare progetti interdisciplinari di tipo linguistico a cui mettere l’etichetta CLIL anche se la metodologia CLIL ha bisogno di modalità di implementazione che sono solo in parte sovrapponibili all’interdisciplinarità citata.
Da non sottovalutare il nodo della valutazione: “resta inteso che gli aspetti formali correlati alla valutazione rimangono di competenza del docente di disciplina non linguistica”. Quindi, un docente di disciplina con competenze linguistiche limitate resta il titolare della valutazione degli apprendimenti. Un aspetto che ci sembra penalizzare ancora una volta la realizzazione del CLIL nelle nostre scuole.
Roma, 8 ottobre 2014