Articoli archiviati pubblicati:

Sposando l’ipotesi più diffusa sull’origine greca del nome Conero che significa corbezzolo, alla fine della prima Summerschool di Lend, verrebbe da dire “Corbezzoli!” Infatti, le plenarie sono state condotte da relatori brillanti in grado di tenere incollati alla sedia i corsisti, nonostante avessero come concorrente una località edenica che invitava alle passeggiate e ai tuffi in ogni momento delle quattro giornate soleggiate e finalmente estive. 

Ha aperto i lavori del 25 agosto, dedicato alla metodologia, la neurobiologa Teresa Ting, docente universitaria dell’Università della Calabria che ha dimostrato come il binomio lingua contenuto vada a vantaggio sia di quest’ultimo sia della lingua, attraverso elaborati di studenti che in italiano consegnavano in bianco e dopo aver studiato gli apparati anatomici in inglese riuscivano a rispondere a complesse domande aperte in modo corretto con lievi errori grammaticali che non inficiavano la comprensione. L’intervento della studiosa è stato seguito dalla relazione di Sandie Mourão, formatrice NILE, altrettanto sorprendente, che ci ha illuminato, è il caso di dire, sulle potenzialità dei mediatori iconici e dei libri illustrati ai tempi dei libri digitali, in grado di vaccinare contro lo sbadiglio non solo i bambini, ma anche i preadolescenti più scettici e inclini ad annoiarsi facilmente. Un ringraziamento all’esperta del famoso istituto di Norwich per aver finalmente dimostrato che durante la lezione di inglese si può anche parlare di argomenti controversi e difficili come la dipendenza da stupefacenti senza fare crociate, che spingono esclusivamente a trasgredire, e anche per avere implicitamente ridicolizzato il mondo fiabesco di alcuni libri di testo di L2, abitati da irrealistiche famiglie felici di fanciulli spensierati il cui unico problema è rappresentato dall’accogliere coetanei stranieri, scrivere loro, partecipare a feste morigerate e flirtare in modo casto. E tutto questo attraverso un libro illustrato di soli 6 euro non scritto dalla relatrice! 
La giornata successiva è stata dominata dal CLIL sulla cui definizione ha riflettuto il noto studioso Peeter Mehisto, autorità indiscussa nel campo, che ha chiarito come l’improvvisazione e le buone intenzioni debbano essere superate dalla creazione sistematica di ambienti didattici CLIL al fine di assicurare credibilità a tale metodologia, a partire da una nuova definizione per raggiungere un’integrazione efficace di lingua e contenuto. A seguire, dopo l’intervento teorico del professor Mehisto, Diana Hicks, esperta di didattica della lingua inglese e molto amata non solo dai docenti della primaria, ha fornito alcuni esempi pratici motivanti definiti dalle parole chiave confidence, co-operation, creativity, criticality and cognition, che hanno vivacizzato il caldo pomeriggio di fine agosto e stimolato anche le menti più affaticate dei docenti, data l’intensa mattinata dedicata ai laboratori che richiedevano un impegno molto attivo da parte dei partecipanti. Ancora competenze CLIL con la formatrice neozelandese Tracey Sinclair che si è concentrata principalmente sulla scuola primaria che ha terminato i lavori della ricca e impegnativa giornata dei corsisti, rifocillati poi da una cena a base di pesce, così abbiamo fatto scorta di grassi polinsaturi molto utili alle facoltà cognitive che questo corso estivo ha messo decisamente alla prova. I momenti conviviali sono stati occasioni per parlare in inglese sia con i corsisti stranieri, sia con i relatori e hanno rappresentato pertanto un valore aggiunto per la formazione didattica e il miglioramento delle competenze linguistiche.
Il pomeriggio del 27 ha visto l’intervento di Andrew Howarth, docente di EFL e consulente linguistico Pearson che ha spiegato come sfruttare al meglio la tecnologia durante le lezioni di L2. La dialettica e il senso dell’umorismo del relatore hanno convinto, credo, anche i più tecnofobi tra di noi a sfruttare alcuni strumenti veramente semplici e gratuiti sia online sia off line. Ciò anche grazie a un video che, ironicamente, ci ha obbligato a riflettere sul sistema tutto italiano dell’interrogazione-interrogatorio: con un gioco di campo e controcampo lo studente è rappresentato da un indiziato, interrogato da un insegnante-poliziotto che coglie sempre il malcapitato in flagranza di reato grammaticale! Il miglioramento delle capacità audio-orali e la loro valutazione sono stati il fulcro dinamico anche della relazione della star della didattica multimediale della lingua inglese : Russell Stannard. Il punctum dolens del riuscire a far parlare i nostri alunni e a far loro capire testi orali reali e non costruiti apposta per gli apprendenti di L2 può essere affrontato con strumenti di registrazione e invio per la correzione di facile accessibilità, a tutto vantaggio dell’autonomia e della motivazione dello studente, così come le flipped classrooms e le presentazioni non mediate dall’ormai obsoleto power point o dall’ancora più obsoleta interrogazione tradizionale, di cui sopra, demotivante e spesso umiliante per gli studenti.
L’interessante pomeriggio ha poi trattato in modo provocatorio la didattica di un must dell’offerta formativa in L2 e CLIL: la discriminazione razziale. Julie Wallis, esperta ASLi con un espediente e un filmato entrambi molto riusciti, ci ha fatto provare in quel momento come ci si sente a essere discriminati, in modo incomparabilmente più efficace delle letture su Anna Frank, Martin Luther King e Nelson Mandela. La relatrice della prestigiosa associazione, di cui è consulente e ispettrice didattica, ha poi mostrato un altro filmato il cui sfruttamento didattico basato sulla colonna sonora, ha suggerito, oltre al titolo del presente contributo che gioca su un successo celeberrimo di Etta James, metodi innovativi decisamente più convincenti dell’intramontabile gapfilling, sfruttando youtube come risorsa didattica. Ha chiuso la giornata Anastasia Manitsa che ha parlato della didattica individualizzata, possibile anche in classi numerose e necessaria per schiudere lo scrigno che contiene un tesoro, il cervello dei nostri alunni che, se trattati come unici, valorizzati e incoraggiati, possono usare al meglio perché “when it comes to teaching one size does not fil all”.
Concludo, ringraziando Presidente e Segreteria nazionale per l’offerta formativa adulta e sobria, nonostante la paidocrazia naif imperante, e per non avere quindi offerto né gelati, né effetti speciali a parte il paesaggio. Sia le plenarie, sia i laboratori hanno aiutato me e spero anche gli altri colleghi presenti a metterci in discussione come insegnanti, esercizio di umiltà raro e prezioso.