Il ministro Stefania Giannini, nell’intervista di cui al link, ha dichiarato, riferendosi ai docenti, che “non è possibile che chi ben lavora con abnegazione e passione anche a costo di sacrifici personali, non debba essere premiato”. Si parla sempre di premiare e mai di punire, forse perché l’antonimo di premio richiama fastidiosamente il cane di Pavlov, mentre evidentemente alla parola premio i più non associano le espressioni “giochi a premi”, premio di consolazione”, “premio di produttività” che poco hanno a che fare con il lavoro del formatore attento all’esigenza di rispettare la peculiarità e l’irripetibilità di ogni persona, perché la formazione è la via privilegiata per diventare un essere capace di autonomia e libertà, cosa che una macchina per insegnare che produce fruitori in grado di imparare un’abilità non potrebbe fare, anche se i risultati che otterrebbe la macchina sarebbero facilmente misurabili. In questo periodo però va di moda la semplificazione e queste parole vengono considerate aria fritta, tanto per citare una metafora usata con compiaciuto disprezzo, ma la complessità teorico-pratica della formazione non si può ridurre a uno slogan. Consapevole quindi di non meritare una coccarda, nel caso di visite di potenti in cerca di una facile ribalta, consiglio agli insegnanti una celeberrima canzone con una piccola modifica alle strofa più nota:“Hey Mr …. leave the kids alone”.